Perdonate, ma non me la sento di unirmi ai cori di giubilo per la morte di Gheddafi.
Non mi sono piaciute le immagini della rabbia violenta dei suoi carnefici. Non credo che l’ultimo rivolo di sangue versato dal Colonnello possa compensare i fiumi che ne sono stati versati per causa sua. Trovo osceno il colpo di pistola a sparato a bruciapelo a un nemico vinto, osceno al pari della stretta di mano data solo per calcolo e convenienza . E mi indignano entrambi.
Perdonate, ma a noi giullari piace fare sberleffi ai potenti finché sono tali, ossequiati, riveriti, temuti, viscidamente blanditi e, comunque, vivi e vegeti. Non ridiamo della morte. Perché facendo sberleffi ai sovrani, noi giullari ridiamo prima di tutto di noi stessi che quei ridicoli sovrani continuiamo, comunque, nostro malgrado a servire.
E il teatro della vita ci insegna che saranno loro a contemplare la nostra morte e non viceversa.
This same skull, sir, was, sir,Yorick's skull, the King's jester.
Credetemi, dunque, lo sberleffo non è per l’uomo che è morto, ma per il personaggio che è stato. E che è stato parecchio ridicolo. Almeno quanto tutti quelli che, per calcolo e convenienza, lo hanno ossequiato, riverito, temuto, e viscidamente blandito.
17 ottobre 2011