tutto a mare

“All at sea” (stato di confusione e disordine): l’espressione deriva dal linguaggio nautico come estensione di “at sea” che, all’epoca in cui i grandi velieri solcavano gli oceani senza disporre di strumenti accurati di supporto alla navigazione, veniva detto di qualunque nave fosse fuori vista dalla terra ferma, in una posizione incerta e quindi a rischio di perdersi.
Così in un attimo ci siamo ritrovati dal grido “tutti al mare” di antireferendaria craxiana memoria, all’odierno gemito che ben descrive il nostro ”state of confusion and disorder”.
Ecco, confusione è la parola giusta. Al nucleare avevamo già detto no, così come avevamo detto no al finanziamento pubblico dei partiti e al sistema elettorale proporzionale. Ovviamente avevamo detto “no” votando “si” e, altrettanto ovviamente, tutte le cose che non volevamo ce le abbiamo ancora, dal finanziamento pubblico ai partiti al Ministero dell’Agricoltura (che chissà poi perché non lo avremmo voluto !).
Insomma, votate pure, ma non crediate che il risultato di un referendum costituisca per i nostri governanti un legittimo impedimento a fare ciò che più gli aggrada e conviene.




P.S.
Tranquilli ! Sul nucleare state tranquilli. Non penserete mica che vogliono veramente costruire qualche centrale qui in Italia ? Una centrale nucleare dove non si riesce nemmeno a fare un turbogas o a scavare un tunnel ?! Siamo seri. L’importante è costituire qualche comitato, un paio di commissioni, distribuire un po’ di cariche sociali ben retribuite e farsi quattro risate tra amici (senza dover aspettare un altro terremoto). Ponte sullo Stretto docet.

06 giugno 2011